Bandiere e stemmi dei Comuni italiani
Già in altri articoli presenti sul nostro magazine abbiamo parlato dell’importanza e del valore di una bandiera, o di uno stemma, come simbolo che si fa vettore della storia e della cultura di un popolo o semplicemente di un gruppo/aggregazione di persone.
La bandiera, e il suo stemma, sono simboli che comunicano un insieme di valori, un senso di appartenenza ed identità da parte di chi li espone, e questo sia per la più “semplice” dimostrazione di attaccamento alla sua squadra sportiva da parte di un tifoso,, fino ad arrivare ai valori più profondi che possono essere legati ad una bandiera nazionale, simbolo di cultura e storia di un intero popolo.
Tra questi due esempi, ci sono innumerevoli realtà e altrettanti modi con cui le bandiere e gli stemmi vengono utilizzati proprio per racchiudere quel senso di appartenenza, ideologia, identificazione appena citato o per rimarcare semplicemente la propria identità culturale.
E a proposito di bandiera nazionale, quando nell’articolo sulla storia e sul significato del Tricolore italiano abbiamo ripercorso le sue origini, è emersa proprio la natura della bandiera come simbolo della storia vissuta da un Paese, e nel nostro caso una storia che racchiude l’intreccio di realtà e regni anche molto diversi, finiti per diventare poi un vero e proprio Stato unito sotto un’unica bandiera nazionale.
La storia e il passato di quelle innumerevoli realtà oggi è tutt’altro che scomparso, ne rimane traccia nelle bandiere e negli stemmi dei Comuni italiani, tutti uniti a formare la nostra Italia, ma ognuno fiero della propria singolare storia che riemerge in un dettaglio o in un elemento del simbolo della città, della provincia e della regione.
Fuori dalle sedi Municipi delle Province e delle Regioni delle italiane, infatti, a fianco alla bandiera italiana e a quella europea, molto spesso troviamo anche la bandiera con lo stemma del Comune, Provincia e regione, appunto un simbolo che racchiude la storia di quello specifico territorio.
Gli stemmi dei Comuni nel dettaglio hanno ancora oggi estrema importanza ed infatti anche questi, come la bandiera nazionale, sottostanno a precise regole,specifiche disposizioni normative.
Le regole per bandiere e stemmi dei Comuni italiani
Il primo grande intervento normativo per quanto riguarda gli stemmi dei Comuni italiani ha origini antiche e risale addirittura al 1896 quando, attraverso il Regio Decreto n.314 del 5 Luglio, venne istituito il “Libro Araldico degli Enti Morali” che per la prima volta indicava specifici canoni per gli stemmi civici della Penisola e su cui ancora oggi vengono riportati tutti i decreti concessivi di stemmi, gonfaloni, sigilli e bandiere ad enti territoriali e morali.
Successivamente le caratteristiche specifiche e le regole istitutive di bandiere e stemmi comunali vengono indicate con una normativa più moderna, l’art. 5 del DPCM del 28 gennaio 2011.
Sono innanzitutto indicati gli elementi che compongono lo stemma di un Comune italiano. Questi stemmi sono infatti sempre costituiti da uno scudo e, anche nel caso di province e di comuni insigniti del titolo di città, una corona collocata sopra lo scudo.
Lo scudo deve poi seguire specifiche regole, ad esempio può essere usato soltanto quello definito “sannico moderno”, uno scudo rettangolare con gli angoli inferiori arrotondati che deve mantenere una proporzione di 7 moduli di larghezza per 9 moduli di altezza.
Anche la corona segue specifiche direttive. Essa infatti può essere di diverso tipo, a seconda del grado dell’Ente raffigurato dallo stemma.
La corona utilizzata per le Province, ad esempio, è “costituita da un cerchio d’oro gemmato con cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori”.
Diversa è invece la corona utilizzata per i Comuni insigniti del titolo di “città” che si presenta una “corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero”.
Infine, i Comuni invece devono utilizzare “una corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero”.
Le regole e le specifiche non si fermano soltanto agli stemmi dei Comuni italiani, ma si estendono anche ai gonfaloni degli stessi che, come accade per le bandiere che seguono rigide regole, sono oggetto di specifiche regole legate alle misure e alla disposizione.
Nel dettaglio, , secondo il DPCM il gonfalone deve “consistere in un drappo rettangolare di cm. 90×180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Questo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente.
Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo.
La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali.
Per prassi invalsa le parti metalliche, così come i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale del gonfalone devono essere argentate per gli stemmi del comune o d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città.
I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo.”
Elementi e curiosità di bandiere e stemmi dei comuni italiani
Come abbiamo visto, dunque, esistono precise regole che indicano il corretto utilizzo dei due elementi fondamentali di uno stemma di un Comune italiano: lo Scudo e la Corona, ma questi due non sono ovviamente gli unici elementi presenti all’interno di uno stemma.
Ogni elemento presente è tutt’altro che casuale, ma ancora una volta racconta una parte del passato di uno specifico Comune e della sua storia. E la storia di molti Comuni italiani non può che essere estremamente collegata e intrecciata, con il risultato di alcuni elementi particolarmente ricorrenti negli stemmi di tantissimi Comuni differenti.
Sono oltre 50 infatti gli elementi che si possono ritrovare negli stemmi di numerosi Comuni italiani; tra questi i più frequenti sono: il Leone (presente nello stemma di 425 Comuni), il Monte (nello stemma di 479 Comuni) , il Castello (485 Comuni) , la Stella (presente in ben 558 stemmi di Comuni italiani) e il simbolo più ricorrente in assoluto, la Torre, addirittura presente nello stemma di 823 Comuni italiani.
Infine, se è vero che tra le bandiere e gli stemmi dei Comuni italiani possiamo trovare tanti elementi ricorrenti, è altrettanto vero che alcuni elementi sono estremamente iconici, distintivi e sono simboli dell’identità e della storia di specifici Comuni.
È il caso della bandiera del Comune di Roma che mostra al centro un iconico scudo coronato con la scritta “S.P.Q.R” su uno sfondo giallo-rosso, da sempre colori della città.
Stesso discorso vale per la celebre Croce di San Giorgio (su cui abbiamo scritto un articolo), da sempre simbolo della città di Genova e al centro del suo stemma e della sua bandiera, ma presente anche nello stemma del Comune di Milano. Perché? Perché, come abbiamo detto, le bandiere, gli stemmi, i simboli raccontano una parte di storia di quelle realtà, una storia che molto spesso si collega e si intreccia con altre. Infatti, la storia stessa racconta che dopo la battaglia del 1248 di Victoria, vicino a Parma, i Milanesi chiesero di adottare anch’essi la Croce di San Giorgio, vessillo che i Genovesi concessero a Milano in quanto alleati.